giovedì 15 settembre 2011

Schelling

E’ un caso un po' particolare perché è uno di quei giovani geni che a soli 19 anni è uno dei più interessanti prodotti filosofici della Germania, a soli 21 anni inizia a scrivere la sua filosofia della natura, poi nel 1800 scrive il “Sistema dell'idealismo trascendentale” che rappresenta il parallelo della dimensione naturale con il quale cerca di unificare i due ambiti dell'oggettivo e del soggettivo, nel 1803 entra nella fase detta della filosofia dell’identità nella quale identificava assoluto come l'anello di congiunzione tra dimensione oggettiva e soggettiva, che risolve la contrapposizione tra queste due, tutto questo quando nel 1804 il suo compagno molto più vecchio Hegel ha scritto solamente un'opera importante. Dopo una momento di vuoto, in seguito alla scomparsa di Hegel, ritorna sulla scena e sostituisce il compagno nella sua cattedra, e in quest'ultimo periodo riuscirà a far diffondere le sue opere.
Tutto questo per dire che Schelling è un filosofo della gioventù ed esprime nella sua persona e dei metodi il fondamentale importanza il romanticismo, non a caso viene indicato come il filosofo di più vicino al romanticismo.
Per quello che ci riguarda anche Schelling parte dal tentativo di superare le teorie kantiane e in una prima fase, che arriva fino al 1784, aderisce essenzialmente alla filosofia victiana, ovvero a una soluzione in direzione dell’io per quello che riguarda il problema kantiano. Schelling pensa che Fichte abbia compiuto un gesto e importantissimo e rivoluzionario nello sottolineare la priorità dell'elemento ideale, razionale e soggettivo rispetto all'esito sostanzialmente scettico che si era aperto durante il dibattito sul kantismo, ovvero aveva permesso il recupero dello sfondamento razionale e quindi scientifico nella possibilità di conoscere. La ripresa del razionalismo kantiano che secondo Schelling Fichte compie rappresenta il superamento di quello scetticismo che comunque rischiava di aleggiare sulla filosofia kantiana.
Quello che piace a Schelling di Fichte è il fatto di concepire tutta la realtà come prodotta dall’io e che questo ci permette di giungere ad un affondamento che garantisca il nostro sapere; potremo dire che in questa fase Schelling ribadisce insieme a Fichte la centralità della razionalità e della ragione come ciò che si trova fondamento di ogni possibile comprensione, solo che a partire dal 1804 c'è qualcosa nella filosofia di Fichte che il romantico Schelling non può accettare, ovvero il fatto che nella filosofia fictiana quello che normalmente è un elemento fondamentale per il romanticismo, ovvero la natura, venga ricondotta a mera negazione dell’io. Questo naturalmente urta da una parte la sensibilità romantica di Schelling, che non può accettare la posizione della natura come negazione, e dall'altra urta anche con la sensibilità verso le nuove scienze che si stavano diffondendo che Schelling studia (in particolare le ricerche di Galbani). Quest’ultime sono molto importanti perché aprono un nuovo scenario della scienza che sembra smentire quel paradigma assolutamente meccanici si può che invece aveva dominato fino ad allora, ovvero quel paradigma che era fondato essenzialmente sulla concezione della natura come qualcosa di inerte; se la natura inerte e quindi è l'assenza di spirito è chiaro che allora l'unica concezione che permette di salvare l'esigenza del concepire nell’io, ovvero nell'elemento razionale e rappresentativo, il loro fondamento di ogni cosa è quella victiana; ma queste nuove scienze aprono un'altra possibilità, ovvero apre la possibilità che sia possibile concepire la vita e quindi lo spirito anche all'interno della natura. Questo sarà il compito di Schelling, ovvero quello di rivalutare la dimensione del naturale come qualcosa di fondamentale e di spirituale, suo compito sarà vedere come una sorta di un parallelismo tra la dimensione della natura e la dimensione dell’io, e non è un caso che sempre di più l'attività razionale dell’io inizio ad essere sempre di più identificata con il termine di spirito, perché la natura è spirituale e si tratta di vedere come da una parte natura si muovono in direzione dello spirito, perché essa stessa spirito, e come lo spirito, ovvero l'attività di rappresentazione e di coscienza dell’io, si muova in direzione della natura, dimostrando come entrambi siano animati da un principio superiore che li rende omogenei.

Abbiamo detto che il compito di Schelling è quello di recuperare la natura essenzialmente dimostrando un assioma fondamentale, ovvero di non natura dello spirito sono iscritti l'uno dall'altro, ovvero che la natura si muove attraverso un processo di natura dialettica (e quindi triadico) e si evolve in una direzione dello spirito mentre il soggetto, quello che per Schelling è lo spirito (ovvero l'attività spontanea di rappresentazione della realtà), in realtà si faccia natura sembra attraverso lo stesso processo triadico e di natura dialettica.
Abbiamo detto che questa scelta di recuperar anche l'elemento oggettivo, considerato come qualcosa di negativo, sorge anche grazie a tutta una serie di scoperte dal punto di vista scientifico che mettevano in discussione il modello meccanicistico della fisica cartesiana e soprattutto le scoperte di Galbani sull'elettricità dei corpi.
Naturalmente come abbiamo detto questa nuova struttura funziona per Schelling in base a una dispositivo, a una legge che promuove questo movimento della natura verso lo spirito e che ha basata su una teoria degli opposti, ovvero che ogni ambito della natura si evolve in quella successione in base a una opposizione radicale che caratterizza ogni livello; un'opposizione che si basa essenzialmente su una scoperta della scienza del 700 e quella della attrazione e della repulsione. In modo da questo dispositivo della natura si evolve secondo quindi un progetto, uno scopo o un fine che permette a Schelling di recuperare quella che era una delle teorie della critica del giudizio di Kant, ovvero quella che la natura è essenzialmente finalistica ed è quindi liberata e non è meccanica perché è razionale e spirituale; ovvero una concezione della natura come qualcosa di vivo e non cosa di meramente esteso, concezione che era stato già affermata precedentemente con il Rinascimento e in particolare con Giordano Bruno (non a caso Schelling scrive un testo intitolato “Il Bruno”).
Abbiamo detto che questa natura animata si muoverebbe versione di uno scopo che quello della consapevolezza di essere spirito e di essere spirituale, quindi in tre livelli della natura si dispongono su livelli che vanno dalla meno spirituale al più spirituale, ovvero si parte dalla natura inorganica, che è caratterizzato da una minore spiritualità, per arrivare a una massima consapevolezza della spiritualità nell’uomo, perché l'uomo è l'unico animale che ne è consapevole di essere coscienza e di essere pensiero e attività razionale.
A ognuno di questi tre ambiti, ovvero mondo inorganico, fase di passaggio dall'inorganico all'organico e livello organico corrispondono un certo tipo di opposizione. A livello inorganico (nel quale esiste una livello di spiritualità inconsapevole) corrisponde l'opposizione tipica del magnetismo, ovvero a trazione e repulsione della materia in base ai principi del magnetismo (il magnetismo stesso dimostrava che il mondo inorganico era attraversato da questa energia attrattiva repulsiva e quindi in qualche modo era vivo quindi spirituale).
Dall’attrazione e repulsione magnetica si passa al secondo livello, che è mediato proprio dall’elettricità e dal chimismo, infatti anche la chimica dimostra una sorta di attrazione e repulsione degli elementi con elementi che si presentano affini ed elementi che si presentano contrari. Ma ancora più chiaro come il passaggio dal mondo inorganico a quello organico e l'elettricità, dove l'attrazione della repulsione, facilmente individuabili nella popolarità delle cariche, e poi perché l'elettricità, come il galbanismo dimostrava, era l'esempio che poteva dimostrare come anche nel corporeo e non sono mentre nella dimensione del pensiero fosse attraversato dall'energia e quindi dall'attività e dalla vita.
Più difficile identificare il terzo livello di opposizione che riguarda il livello organico e Schelling individua in due fenomeni che sono l'irritabilità (o repulsione) e nella riproduzione; ora è logico che l'irritabilità e la repulsione rappresentano l'elemento dell'allontanamento mentre la riproduzione rappresenta l'elemento dell’attrazione. In base a questi fenomeni anche il mondo organico si caratterizzerebbe secondo questo dispositivo della contrapposizione che in qualche modo permettono l'evoluzione; però questo aspetto che riguarda le cose che cambiano e si evolvono attraverso l'opposizione come vedremo diventerà un presupposto fondamentale della struttura dialettica che concepirà Hegel.
Ora anche il mondo organico si dispone da una minore a una maggiore consapevolezza della spiritualità ed è chiaro che anche qui si individua un fine, che era rappresentato appunto dall'uomo, uomo che dimostra la propria supremazia proprio grazie al questa consapevolezza della propria spiritualità. La natura dell'uomo diventa consapevole di essere spirito, spirituale nel senso di attivo e di conoscenze.

Ora però come abbiamo detto abbiamo percorso solo uno dei due binari che intercorrono tra la natura del soggetto intesi come spirito, ovvero quello che ha dimostrato come la natura si faccia evolvendosi spirito; adesso Schelling deve dimostrare l'altro, ovvero come lo spirito e qui il soggetto si muova e sia natura, proprio per creare quel parallelismo fondamentale che ci permetta di omogeneizzare quei due aspetti che da sempre costituiscono un dualismo (ora per superare questo dualismo ed arrivare infine a un monismo occorre dimostrare che i due elementi siano sostanzialmente omogenee del perché entrambi sono caratterizzate da questo dispositivo e da questo parallelismo che determina che la natura si è spirito e che lo spirito sia natura). Quindi capiamo già qual è il compito che si prefigge Schelling, ovvero quello di cercare una totalità che in qualche modo elimini le differenze tra questi due elementi e rappresenti un principio fondamentale indifferenziato.
Questo secondo binario viene affrontato da Schelling in un'opera che scrive nel 1800 che si intitola “Sistema dell'idealismo trascendentale” proprio per dimostrare che lo spirito (soggetto) si muova in direzione della natura, ovvero del soggetto abbia come scopo e come fine essenzialmente la natura.
Anche in questo caso si tratta di concepire tre livelli lungo le quali si dispone l'attività spontanea conoscitiva dell'uomo e in base a tale produzione dell'attività conoscitiva dell'uomo si giunge alla consapevolezza da parte del soggetto di essere natura e di essere essenzialmente le legge che governano natura.
Il primo livello è quello che Schelling chiama dell’attività reale dell’io, ovvero attività nella quale l’io entra in contatto con la realtà è che coincide essenzialmente con quello che Kant definiva l'intenzione empirica (ovvero la posizione da parte del soggetto nell'oggetto in quanto intuito), sono che a questo livello il soggetto non si rende conto ed è ancora inconsapevole del fatto che è lui che fa l'oggetto, ovvero fa la realtà, perché l'intuizione sembra basarsi sulla recettività, ovvero sul ricevere dati che ci fornisce la realtà esterna attraverso le organi di senso. Quindi non c'è questa consapevolezza che siamo noi a creare gli oggetti in quanto tali, già una maggiore consapevolezza già nel secondo livello, quello che Schelling chiama livello dell’idealità, ovvero quello attraverso il quale l’uomo basandosi sulle intuizioni empiriche e sulla conoscenza sensibile della si creano delle idee e dei concetti, perché naturalmente a questo punto inizia diventare consapevole che questi concetti, con le quali lui organizza le rappresentazioni del mondo esterno, sono qualcosa di suo, appartengono alla capacità attrattiva in base alla quale noi ci formiamo i concetti delle cose ed è possibile che noi ci formiamo i concetti delle cose perché le cose si presentano come fenomeni obbedendo alle leggi dell’intelletto e quindi conformandosi all'intelletto. Quindi la natura si fa tenendo conto della soggetto.
Il terzo livello rappresenta una consapevolezza assoluta perché al livello in cui il soggetto diventa cosciente di tale attività, cioè che coincide con la volontà.
Oltre all'essere attività intellettiva è anche attività razionale e come sappiamo Kant aveva detto che la ragione equivale ad essere liberi ed essere liberi vuol dire volere, infine volere significa compiere delle scelte che fanno accadere qualcosa nella realtà che prima non c'erano, ecco perché l'attività pratica anche per Schelling si presenta come superiore all'attività speculative, perché è proprio attraverso l'attività pratica che l'uomo si accorge come le cose più importanti si basano su certe e sugli posizioni di valori che sono proprie dell'uomo (le istituzioni politiche, le istituzioni sociali, le istituzione morale). Quindi anche in questo caso la dimensione pratica è superiore perché regno della libertà, regno in cui liberamente agiamo nella produzione della natura, ovvero nella produzione della realtà; mentre in un certo senso nella attività ideativa è vero che le attività spontanea e per questo deve tenere conto dei fenomeni in quanto tali, nello diventò pratica l'uomo liberamente e agisce nella natura e fa liberamente la natura.
Ma soprattutto l'elemento di fondamentale importanza è che l'uomo è consapevole di ciò, che fa sapendo di fare il sapendo di agire nella natura, e questo livello in cui lo spirito diventa consapevole di essere natura, consapevole di muoversi in una direzione della costruzione e della creazione della natura.

Ora a questo punto di due binari sono costruiti e adesso si tratta di identificare una totalità che ti permette in qualche modo di identificare entrambi di due aspetti, qualcosa che si presenti un po' come un uno tutto, un'unità totale che medi le differenze tra soggettività e natura e le risolva in qualcosa di assolutamente indifferenziato. Ecco che quindi ci troviamo nella terza parte del pensiero di Schelling, che si compie già nel 1804, che è il periodo della “Filosofia dell’identità”. Già sentendo parlare di uno tutto ci fa venire in mente Spinoza, che sarà un filosofo di riferimento per l'idealismo, considerato superiore ai filosofi precedenti per il suo tentativo di unificare la realtà in una principio fondamentale che raccolga le differenze, però con una differenza perché Spinoza indicava questo uno tutto nella sostanza, ma la sostanza qualcosa di dato e dà qualcosa che molto di più l'assomiglia alla oggettività del reale. Compito di Schelling riconcepire l'unità della totalità di Spinoza dall'alto della spiritualità e della soggettività, ecco perché questo assoluto non potrà essere considerato una sostanza ma sostanzialmente ragione, perché sappiamo che l'assoluto dell'infinito è anche uno degli elementi di fondamentale importanza della poetica romantica e nella filosofia dell'identità Schelling si avvicina moltissimo al romanticismo.
Innanzitutto bisogna partire da un presupposto ovvero abbiamo detto che l'uno tutto (la totalità, l'assoluto, l'infinito) deve rappresentare l'identità, quindi l'indifferenza quindi deve porsi prima di qualsiasi mediazione perché mediazione significa differenza; quindi l'assoluto non potrà essere colto in modo mediato, perché lui non è mediato, perché l'orizzonte della mediazione è già l'orizzonte che distingue tra la natura del soggetto.
Ora se non può essere colto in modo mediato non può essere colto attraverso una riflessione di tipo concettuale perché la riflessione concettuale è sempre mediata, e sempre articolazione dell'induzione, quindi dovrà essere colta in modo immediato, essendo qualcosa che si pone prima di qualsiasi mediazione. Ora se vuoi essere colto in modo immediato non può essere colto attraverso la filosofia, non è la filosofia che può cogliere l'assoluto perché l'assoluto si coglie nell'immediatezza; per questo la filosofia ha bisogno di uno strumento che le permetta di accedere all'assoluto, questo strumento è l'arte.
Lettura pag 95
Vediamo perché l'arte permette di realizzare questa unità con l'assoluto e perché l'arte si pone come elemento di sintesi tra conscio e inconscio, tra elemento consapevole e razionale e tra elemento inconsapevole e irrazionale.
Tra l’ideale e il reale esiste un’armonia prestabilita e questa armonia è caratterizzato dall'assoluto, dell'infinito e dalla totalità, solo che questa armonia prestabilita la si può cogliere soltanto in un certo modo. Infatti la produzione dal pronto di vista pratico è caratterizzata dalla libertà, però la produzione è quella tipica del genio, che quella è capace di cogliere questa armonia prestabilita, comunque deve esercitarsi su qualcosa di materiale, su qualcosa di concreto, tenendo conto delle tecniche produttive e quindi da questo punto di vista è inconscia e inconsapevole perché, pur volendo creare, non è consapevole di creare questo frammento di armonia prestabilita che ogni opera d'arte propriamente è.
Tuttavia da questo punto di vista deve essere libero e dall'altro punto di vista deve essere qualcosa di appartenente al mondo della natura, che è fondamentalmente caratterizzato dal meccanismo e dalla necessità, e quindi tiene conto di questa necessità; quindi ogni opera d'arte è finalistica perché coglie in questo fine che in qualche modo coincide con l'armonia prestabilita che è l'armonia del tutto, ma non può spiegare attraverso i concetti questa sua finalità, in un certo senso questo finalismo dell'opera d'arte può essere solo accennato ma mai spiegato.
Concepire questo identità che coincide con l'assoluto come qualcosa che in qualche modo esprime la caratteristica propria dell’io, ovvero la spontaneità e la razionalità, ovvero il fatto di essere spirito; però si potrebbe dire che questo l'aveva già detto Fichte, ovvero aveva identificato nel io il principio fondamentale, però qui siamo ad una livello superiore, ovvero questo assoluto, che in qualche modo rappresenta le caratteristiche dell’io, però tiene conto e risolvere in se della distinzione tra spirito e natura che ne sono i due elementi essenziali e quindi in un certo senso non nega l'elemento naturale come aveva dovuto fare Fichte.
Nell’arte si riesce in qualche modo in una modo immediato a cogliere questa caratteristica di consapevolezza e di inconsapevolezza che in qualche modo racchiude i due livelli; come vedremo però questa sua immediatezza fa di questo assoluto nuovamente qualcosa che si presenta come un'entità assolutamente indifferenziato, ovvero priva di differenza perché ha già risolto tutte le differenze (ad esempio la differenza essenziale tra natura e soggetto/spirito), quindi non un terzo momento che in qualche modo recupero di entrambe, ma un momento che annulla la distinzione che c'era di differenza.
Questo sarà molto importante per capire la critica che Hegel farà. 

Nessun commento:

Posta un commento