giovedì 15 settembre 2011

Il Positivismo dell’800

Il positivismo nasce come movimento di pensiero all'inizio dell'800 e il primo che scrive un’opera, che secondo i critici rappresenta l’inizio del Positivismo è Comte, il quale scrive nel 1834 “Corso di filosofia positiva”, che rappresenta l'inizio ufficiale del Positivismo.
Innanzitutto per positivismo si intende una concezione di pensiero che ritiene che l'unico pensiero adeguato per affrontare in modo corretto la realtà sia quello scientifico e che quindi da un'importanza fondamentale alla ricerca e allo sviluppo scientifico.
Il Positivismo divenne la filosofia dominante nel corso dell'800 e l'800 nasce con il congresso di Vienna, che stabilisce una sistema di equilibrio che ciò che permette di entrare in un'epoca sostanzialmente pacifica. Dell'800 si presenta quindi come un’epoca pacifica in cui la completa civilizzazione ha permesso lo stabilirsi di una situazione di convivenza migliore; questo è stato possibile perché la cultura dominante occidentale ha raggiunto il punto più alto della sua evoluzione, che coincide essenzialmente con le grandi scoperte scientifiche.
Potremmo dire che proprio da questa presunta superiorità del pensiero occidentale si sviluppò un altro fenomeno tipico dell'800 che il fenomeno dell'imperialismo, ovvero quel periodo storico nel quale le grandi potenze riprendono lo slancio coloniale; non ha caso Kipling vede in questo imperialismo una specie di missione dell'uomo, anzi lui lo definisce un fardello che l'uomo deve assumersi per esportare questa cultura occidentale che ha dimostrato anche attraverso i progressi della scienza di permettere la compiuta civilizzazione dell'uomo.
Non a caso tra la fine del 700 e gli inizi dell'800 si segnalano grandissime conquiste in tutti gli ambiti scientifici, che marcano il passaggio nel cuore della modernità. Proprio alla fine del 700 in biologia compaiono per la prima volta due teorie, che sono l'evoluzionismo con Lamarck, che scrive “Storia naturale degli animali”, nella quale concepisce per la prima volta l'evoluzione (ovvero le specie non sono spuntate come dice il creazionismo ma si sono evolute adattandosi all'ambiente circostante). Ma ancora più importante fu la teoria del catastrofismo di Couviet, la quale dice che non solo le specie si sono evolute ma ci sono stati dei momenti di rottura catastrofici che hanno completamente cambiato la natura delle specie che abitavano al mondo.
Anche in fisica si raggiunge l’apice del meccanicismo, che era diventata la teoria dominante secondo il paradigma cartesiano e newtoniano, nella quale viene per la prima volta legata anche alla teoria celeste, basti pensare alle teorie di La Plaice, il quale concepisce per la prima volta una teoria dell'origine del cosmo basata su una nebulosa originaria, che oggi viene chiamato Big Bang. In realtà la sua opera maggiore è quella che tratta della meccanica celeste perché applica anche ai cieli le leggi che riguardano la meccanica terrestre.
In ambito scientifico matematico importantissime sono le teorie di Gauss e Lovacesky, che creano le geometrie non euclidee, ovvero la possibilità di poter concepire sistemi geometrici che facciano riferimento ad una mondo diverso rispetto a quello euclideo, ovvero quello che si basava sugli assiomi di Euclide, trovando così mondi nei quali è possibile concepire e dimostrare matematicamente sistemi geometrici completamente differenti, i famosi mondi curvilinei.
Ma forse i passi più importanti si fanno in fisica dove vengono scoperte cose che venivano considerate balzane, ad esempio la teoria ondulatoria della luce di Snell, il quale concepisce e dimostra la possibilità di concepire la luce come qualcosa di ondulatorio, rispetto al dogma corpuscolare.
Ma ancora le scoperte migliori sono quelle prodotte da Oster (che collega il magnetismo all'elettricità creando l'elettromagnetismo) ed Ampere.
All’inizio dell’800 anche in chimica si assiste alla scoperta nel 1808 della composizione atomica delle molecole con Dalton; teoria portata avanti da Avogadro, scoprendo il peso atomico degli elementi.
Questa poi è anche un’epoca nella quale le scoperte scientifiche vengono applicate in ambito industriale, come dimostra la seconda industrializzazione, che a differenza della prima rivoluzione industriale attinge proprio dal sapere scientifico e dalle sue applicazioni tecnologiche.
Quindi la scienza sembrerebbe risolvere tutti i problemi, anche in ambito economico e sociale, infatti la teoria malthussiana non funziona più, non a caso in questo periodo viene anche isolato il bacillo della peste, grazie al quale un altro medico scopre il vacino della peste (che aveva ucciso per secoli).
Tutto questo fa pensare che la scienza sia la panacea di tutti i mali, ovvero il farmaco che serve a guarire qualsiasi tipo di problema, non solamente i problemi strettamente connessi all'ambito naturale ma anche i mali di carattere sociale, ovvero poiché, come vedremo, viene teorizzata la società industriale come la società che porta a compimento il cammino in direzione del progresso si tratterebbe di spiegare come mai le epoche industriali sia caratterizzata da grandi distorsioni, ovvero da sofferenze, condizioni di lavoro pessimo e da disagi sociali che spesso degenerano in conflitti sociali. Questo forte disagio sociale, secondo i positivisti, in realtà è transitorio e deriva dal fatto che l'età positiva non ha ancora raggiunto il suo apogeo e quando ci sarà la piena applicazione del sapere scientifico anche negli ambiti sociali anche questi mali saranno destinati a scomparire.
Quindi è chiaro che partendo da questi presupposti si capisce perché il Positivismo tenda a presentarsi come il movimento o la filosofia adeguata per celebrarle l'epoca scientifica.
Abbiamo detto che in realtà il Positivismo è un movimento composito, esiste infatti un Positivismo più di tipo metafisico e razionalistico (cosiddetto francese, con Comte in modo particolare) e in Positivismo più di tipo empirista, che fa riferimento alla tradizione britannica con Mill.
Il termine positivo significa certo, ovvero che riguarda i fatti concreti, tipico di una scienza che ritiene che il metodo fondamentale per indagare ogni tipo di realtà sia quello dell'osservazione dei fatti. Per fare questo serve il linguaggio scientifico di tipo matematico-empirista.
Il temine Positivismo non viene inventato da Comte, ma da Sansimoe, il quale concepiva la storia come caratterizzata da due fasi, la fase organica e la fase rivoluzionaria, le epoche organiche sono quelle nelle quali la società raggiunge una coesione e una armonia mentre le fasi rivoluzionarie sono quelle che caratterizzano il passaggio da una fase organica all'altro, quando crollano gli elementi di coesione delle società. Lui considerava la sua epoca un'epoca rivoluzionaria e si trattava di passare dall'ultima epoca organica, che era il medioevo, a una nuova epoca organica, che sarebbe dovuta emergere dal compimento della società industriale. Come vedremo anche Comte riprenderà questa concezione mentre modo diverso sarà l'atteggiamento del positivismo britannico. Tuttavia nonostante siano così diversi e qualche elemento in comune ce l'hanno, infatti anche il positivismo britannico pensa che la scienza sia una panagea, crede nell'omogeneità del mondo (quindi ogni ambito può essere indagato come presupposti simili perché le leggi che governano i vari ambiti sono simili), la convinzione di una specializzazione del sapere all'interno di un linguaggio comune che è essenzialmente il linguaggio matematico e infine in comune vi è anche l'idea di progresso (questa idea lega e insieme il positivismo con l'Illuminismo e l’hegelismo), ovvero la convinzione che la storia sia profondamente segnata da una progresso che la spinge ad andare verso il meglio.

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